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Londra e porridge di avena, arance sanguinelle e crumble di cacao

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Dopo aver a lungo rimandato, siamo riuscite a “partorire” il post sulla nostra ultima vacanza – come sempre con tanto di ricetta – nella Città, quella con la C maiuscola, che mai avremmo pensato potesse affascinarci tanto. Armate di calze di doppia lana e sciarpe fino a coprirci il volto – perché, capite bene, per due (anzi tre!) che “l’inverno” è rappresentato da 18°C costanti con qualche rara pioggia, 3 o 4°C rappresentavano il gelo più assoluto – abbiamo affrontato il viaggio per una Londra che di più non avremmo potuto amare. Che sì, il freddo c’è e la pioggia non è affatto così rara, ma è una città talmente bella da far superare facilmente questi piccoli ostacoli e rapire il cuore. Ci siamo innamorate del traffico composto esclusivamente da altissimi bus rossi e taxi vintage, della sua fittissima rete della metropolitana, del suo verde, del suo essere un centro straordinariamente grande senza, però, soffocarti con la sua grandezza. Perché di Londra ci ha conquistato questo, oltre all’impeccabile pulizia e all’architettura perfettamente coerente ovunque ti girassi, che, pur essendo una delle città più grandi al mondo, riesce sempre a non farti sentire fuori posto, a non escluderti, a non soccomberti con un’eccessiva grandezza tale da farti sentire piccolo e indifeso. Tre giorni (o meglio, due giorni e mezzo) per visitare una città come Londra sono decisamente troppo pochi, e appena tornate a casa abbiamo preso a sognare la prossima volta durante la quale la visiteremo nuovamente. Nel frattempo, vi lasciamo un paio di scatti, dei consigli gastronomici e, come sempre, una ricetta!

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Non poteva certamente mancare, anche questa volta, un piccolo spazio dedicato ai locali che sono stati protagonisti dei nostri pasti e, soprattutto, che ci hanno fatto da riparo nelle nostre gelide giornate londinesi.

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Granger & Co: il primo posto in cui, in seguito ad un tardo atterraggio, abbiamo potuto mettere qualcosa sotto i denti e sentirci meglio con noi stessi. Sebbene non si possa negare che il caro Bill Granger faccia pagare caro (ma cosa non è caro a Londra?) la sua firma nel menù, non possiamo certo dire di non essere rimaste soddisfatte dalla nostra prima colazione: oltre a vari contorni (tra cui degli splendidi funghi al miso) immancabile per entrambe un toast all’avocado su pane di segale, sormontato da una quantità imbarazzante di coriandolo – ovvero, esattamene come piace a noi – e una confortante tazza di tè verde al gelsomino.

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Ethos: cucina a buffet vegana/vegetariana e talvolta gluten free dove potrete sbizzarrirvi tra insalate fredde di legumi e cereali, dip vari e contorni, ma anche piatti unici caldi, sostanziosi e confortevoli. Oltre ad una cucina che ci ha lasciate estasiate, il punto forte di questo locale è sicuramente l’arredamento: grandi e alti alberi che ospitano fra i loro rami finti bicchieri di smoothie dei più svariati colori circondano la sala rendendola straordinariamente bella e accogliente. Unica accortezza? Sebbene tutto ciò che troverete sia estremamente buono ed invitante, state attenti a non riempire troppo il piatto qualora non vogliate trovarvi a spendere, inconsapevolmente, più di 20 sterline (si paga in base al peso del piatto!).

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Farm girl: locale caldo e accogliente nei pressi di Notting Hill (ah, che quartiere adorabile…la nostra testa vola subito col pensiero alle sue splendide villette al solo nominarlo…). Oltre a servire tutto in piatti talmente belli da volerseli portar via – ecco che viene fuori la blogger perennemente alla ricerca di props! -, il cibo è buono, semplice e generoso nelle porzioni. Per noi una zuppa di funghi e zucca che, per quanto ci abbia lasciato la lingua ustionata per la fretta di mangiarla, è riuscita a scaldarci e un panino da sogno: pane integrale con lievito madre con guacamole (you name it!), pomodori a fette, crema di anacardi e bacon di cocco (non vi preoccupate, non c’è alcuna traccia di maiale!).

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26 grains: vai nella terra nativa del porridge e vorresti non scaldarti al mattino con una ciotola fumante di porridge, soprattutto se questo rappresenta, anche a casa, una delle tue colazioni preferite? E, ancor di più, se i porridge sono tanto sapientemente studiati ed “arrangiati” come quelli di Alex, la proprietaria di 26 grains, nei pressi di Covent Garden? Questo è stato, probabilmente, il locale che ci è piaciuto di più, tanto da tornarci per ben 2 volte nel giro di 2 giorni e mezzo (e se solo non avessimo fatto tardi, saremmo tornate volentieri anche una terza, per cena, per assaggiare anche il porridge salato). Le scelte che, alla fine, ci sono piaciute di più? Porridge ai tre cereali con con composta di arance sanguinelle, pistacchi e crumble di cacao e un porridge di riso integrale al cocco, tahini nero e fave di cacao.

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Wild Food Cafe: nello stesso coloratissimo vicolo di 26 grains (dove, anche se non avete intenzione di mangiare in questi locali, dovete necessariamente fare un salto per quanto è bello), questo locale di cucina vegana, con opzioni crudiste e senza glutine. Per tutti e tre un burger vegetale dai sapori forti e mediterranei – pur essendo preparato con ingredienti prevalentemente orientali – con contorno di patatine dolci. Se vi dicessimo che ha conquistato anche l’uomo di casa?

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The Mae Deli: sul treno che ci avrebbe portato all’aeroporto, per non trovarci impreparati e con lo stomaco brontolante, ci siamo armati di posate riciclabili e vaschette piene di cibo sano, colorato e vegano direttamente dalla cucina di The Mae Deli, locale aperto da pochissimo dalla blogger londinese Ella Woodward (qualora non conosciate ancora il suo blog, Deliciously Ella, date subito un’occhiata!) che ci ha lasciate estremamente sazie e contente. Sinceramente, non ci saremmo aspettate di trovare del cibo tanto buono e sapientemente cucinato – giusto per dire, la cottura del broccoli era perfetta! -. Nella nostra vaschetta: hummus di peperoni arrostiti, crema di avocado e pesto, polpettine di patate dolci, insalata di lenticchie e cavolfiore e insalata di kale, broccoli e finocchi.

IMG_3116Così innamorate di un locale che serve soltanto porridge come 26 grains e, per l’appunto, tornate dalla patria del porridge, la solita ricetta che accompagna il nostro post sul viaggio non poteva che essere una fumante ciotola di porridge ispirata ad una delle tante mangiate a Londra!

IMG_3143Ingredienti:
180g di fiocchi d’avena, senza glutine se intolleranti
300g di acqua
300g di latte di mandorle, senza zucchero
una presa di sale integrale

per la composta di arance sanguinelle:
1 arancia sanguinella
1 arancia
2 cucchiai di sciroppo d’acero
1 cucchiaio d’acqua

per il crumble di cacao:
2 datteri medjooul
50g di nocciole
2 cucchiaini rasi di cacao crudo

50g di pistacchi sgusciati
germogli di crescione, per guarnire

Procedimento:
Prepara il “crumble” di cacao tritando in un food processor i datteri con le nocciole e il cacao crudo. Versa il composto ottenuto in una ciotola e sbriciolalo grossolanamente con le mani. Tieni in frigo. Prepara la composta di arance sanguinelle: pela al vivo le due arance, poi tagliale a fette. Ponile in un pentolino con lo sciroppo d’acero e l’acqua, porta dolcemente ad ebollizione e cuoci per circa 5 – 7 minuti: il liquido dovrà essersi ristretto ma le arance non dovranno averlo assorbito completamente. Nel frattempo prepara il porridge: metti in un pentolino i fiocchi d’avena con l’acqua, il latte di mandorle e una presa di sale, porta ad ebollizione e lascia cuocere, mescolando spesso affinché non si attacchi al fondo, per circa 8 – 10 minuti: il porridge deve essere molto cremoso e non “asciutto”. Quando il porridge e la composta saranno pronti, versa i fiocchi d’avena nelle ciotole, aggiungi qualche fetta di arancia, irrorando con il liquido di cottura, poi aggiungi il crumble e decora con i pistacchi tritati grossolanamente e dei germogli di crescione. Servi caldo. Per 4.

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